Storia 2
nastro-rosa_donna_slider-1728x800_c
shadow

“Sono una ragazza di 32 anni, mi ero appena sposata e sognavamo una famiglia numerosa, ma non fu così perché un bel giorno scoprii di essere ammalata. Avevo compiuto da poco trent’anni e con mio marito avevamo deciso di provare a diventare genitori, quindi la notizia di una gravidanza, ci avrebbe reso la coppia più felice al mondo.

Alla data del mio matrimonio, giorno bellissimo in cui la mia vita è cambiata , se ne è aggiunse un’altra molto importante ma con sensazioni opposte, il 9 luglio 2016, data in cui mi è crollato il mondo addosso,da un’ecografia al seno eseguito, presso la Breast Unit della Casa di Cura “Regina Pacis”, si è subito capito che quel nodulo che avevo toccato era un tumore, poi con i vari esami di circostanza era emersa la natura maligna e aggressiva. Non potrò mai dimenticare che la prima domanda che i medici mi fecero riguardava proprio la possibilità di essere in gravidanza, non avrei mai pensato di sperare di non essere incinta, visto il desiderio di diventare madre.

Per un attimo mi sentii sprofondare, sarebbe stato complesso per me dover stabilire cosa fare, non si trattava di scegliere una qualsiasi cosa ma quale vita salvare…. E sarebbe stata una situazione così complessa che non so la decisione che avrei preso, visto che – ringraziando Dio – non ero incinta, la mia scelta non la conosco, ho capito che bisogna trovarsi sempre nelle situazioni per sapere cosa fare.

Dopo aver appurato che non ero in gravidanza, iniziai una serie di controlli e la mia prima visita dall’oncologo, altro momento scioccante e doloroso. Lo specialista con tutta la sensibilità e il tatto mi illustrò tutta la situazione, mi disse che avrei dovuto iniziare subito la chemioterapia e questo mi avrebbe portato alla possibilità di riduzione del tumore ma anche a degli effetti collaterali, il primo che mi disse riguardava la caduta dei cappelli, scioccante perché è l’effetto collaterale che ti fa capire che sei malata e che ti mostra al mondo come tale, successivamente ho capito che era il meno grave. Subito dopo mi disse il danno che la terapia pesante avrebbe potuto causare al mio apparato riproduttivo, ossia per 80% di possibilità sarei entrata in menopausa e li scoppiai in un pianto di disperazione, perché in un istante finii di sentirmi donna soprattutto nei riguardi di mio marito, iniziai ad avere dei sensi di colpa verso di lui, perché in un attimo era venuta meno la possibilità di completare la famiglia. Però, devo aggiungere che l’unica cosa che interessava a lui, dal momento della scoperta della malattia, era la mia guarigione, non facendomi mai pesare nulla, anche perché di colpe non avevo.

L’oncologo subito mi disse che c’erano diverse soluzioni mediche ma vista la mia situazione e il poco tempo avrei dovuto scegliere solo se fare la crioconservazione del tessuto ovarico.

Con mio marito non volevamo neanche andare dallo specialista per fare questo intervento, però per evitare qualsiasi rimorso futuro, decidemmo di andare a sentire cosa ci consigliasse; da subito la dottoressa ci disse che qualsiasi scelta avessimo preso sarebbe stata giusta che riguardava solo noi e se avessi scelto di fare l’intervento l’avrebbe fissato a meno di una settimana, dandomi così la possibilità di iniziare immediatamente le cure, a quel punto con mio marito ribaltammo la nostra decisione e decidemmo di fare quell’intervento.

E’ stato uno spiraglio per noi, e mi ha aiutato tantissimo a livello psicologico, riuscendo così a riavere la speranza di poter diventare genitori.

Adesso con mio marito abbiamo deciso di iniziare le pratiche per potere adottare dei bambini, figli non si è solo per il sangue ma per l’affetto, quello che abbiamo intenzione di dare e che in qualche modo diamo ai bimbi che ci circondano, tutto passa solo l’amore resta. E, comunque, dopo le cure non sono entrata in menopausa. Ma questa è un’altra storia”.